La postura influisce sul sapore dei cibi e, di conseguenza, su salute ed emozioni.
Mangiare non vuol dire solo “nutrire il nostro organismo”.
Mangiare è un rituale, un piacere, un momento sociale, la possibilità di concederci una pausa.
Mangiare è degustare, assaporare, annusare, godere di un cibo o di un piatto.
I sistemi che regolano fame, sazietà e percezione dei sapori sono gli stessi alla base dei processi di auto-regolazione, adattamento all’ambiente e gestione emotiva ed affettiva.
Quando si degusta un cibo, le sensazioni si uniscono tra loro e interagiscono con altre informazioni sul nostro corpo, i bisogni, le aspettative e l’ambiente circostante. Questi meccanismi partono già a distanza (vista o olfatto) per poi prendere forma nella bocca e, infine, integrarsi in diverse aree del nostro cervello in un’esperienza multi-sensoriale complessa.
Quando mangiamo, nel nostro organismo avvengono una serie di meccanismi diversi. Ad esempio, cerchiamo di capire se un cibo è sano o velenoso: i primi sensi che entrano in gioco sono vista (colore dell’alimento, solidità, presenza di alterazioni non note nelle esperienze precedenti, memoria emotiva, ecc.) e olfatto (odore gradevole o rancido del cibo, sostanze volatili acide o fermentate, ecc.). Per primo si attiva il Sistema Nervoso Autonomo.
Una volta che il cibo entra in bocca, intervengono le papille gustative. La bocca, infatti, è ricchissima di recettori, ciascuno dei quali è preposto al riconoscimento di uno o più sapori. I recettori inviano direttamente ad alcune aree sotto-corticali del cervello numerose informazioni, che quindi non vengono processate in modo cosciente. Tuttavia, già in bocca avvengono interessanti processi, si tratta di meccanismi di cui poche persone sono consapevoli ma, sono sufficienti un po’ di allenamento e la possibilità di sperimentare in modo strutturato e guidato questi fenomeni per sviluppare una maggior consapevolezza, e per governare le risposte più istintive.
Un altro fattore estremamente importante e con un impatto estremamente rilevante rispetto alla nostra capacità di essere consapevoli e in grado di auto-regolarci correttamente è…la postura del corpo!
Da diversi studi, infatti, emerge ormai in modo chiaro che la nostra postura (se mangiamo in piedi o seduti, il tono muscolare, alcuni schemi specifici di attivazione motoria, ecc.) ha un effetto molto diverso sulla percezione del cibo ma non solo: ha effetti molto interessanti anche sulla salute e sulle abilità mentali, nonché sulla digestione.
In uno studio del professor Dipayan Biswas (PhD, professore dell’Università della Florida meridionale), ad esempio, è stato studiato come l’apparato vestibolare (senso dell’equilibrio ecc.), la postura, e l’orientamento nello spazio, interagiscano con il sistema sensoriale, sul gusto e il sapore.
I Partecipanti che assaggiavano un piatto stando in piedi hanno dato un giudizio meno favorevole di coloro che, invece, mangiavano lo stesso piatto seduti. In questo caso, la spiegazione è che mantenere la posizione eretta per alcuni minuti porta allo stress fisico e al cambiamento percettivo delle papille gustative. Quando siamo in piedi, infatti, la forza di gravità spinge il sangue verso le parti inferiori dell’organismo e il cuore è costretto a lavorare di più per pompare il cuore fino alla cima del corpo, accelerando la frequenza cardiaca.
Questo meccanismo seppur fisiologico, attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e porta ad un aumento di concentrazione di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”).
Questa reazione a catena riduce la sensibilità sensoriale, che influisce sulla valutazione del gusto di cibi e bevande, sulla percezione della temperatura degli alimenti e sulla quantità di alimenti consumati.
Inoltre, in una ricerca è emerso che la postura e lo stato di tensione del diaframma e dello psoas (muscoli fondamentali nel senso di padronanza e auto-controllo) inviano dei segnali di bio-feedback negativi, che sono antagonisti della possibilità di provare piacere e di metabolizzare correttamente il cibo ingerito.
Risultati analoghi sono emersi quando abbiamo studiato lo stato di blocco delle articolazioni: una gamba stesa, tipica posizione per non fare fatica stando fermi in piedi, in realtà limita il senso di libertà e di possibilità di rilassarsi e recuperare energie. Questo processo, ancora una volta, inibisce l’attivazione delle aree sensoriali volte al piacere e alla digestione, ma soprattutto inibisce la capacità di percepire la bassa qualità dei prodotti che stiamo mangiando e di sentirci sazi al momento giusto.
Se un prodotto di qualità viene servito “alterato” (ad es. con l’aggiunta di troppo sale o con un odore artificiale che ne ricorda uno tossico, come l’acetone), la maggior parte dei partecipanti in piedi non si accorgono della differenza tra il prodotto alterato e quello sano, mentre quelli seduti se ne accorgono e attivano correttamente la risposta di disgusto.
Se si introduce un ulteriore fonte di stress (ad esempio la fretta o un telegiornale con notizie negative in sottofondo) il fenomeno si amplifica e non vengono riconosciuti i fattori tossici anche in dosi più elevate
Ecco, di seguito, alcuni consigli pratici:
- mangiare in piedi velocemente, ingurgitando un cibo, senza neppure dare il tempo ai nostri recettori gustativi di attivarsi non ha nessun vantaggio;
- bere un cosiddetto “caffè al volo”, in piedi al bancone del bar, nel caos mattutino non ci permette nemmeno di capire cosa abbiamo bevuto. Il nostro corpo, infatti, sotto stress non ha il tempo e non trova le condizioni fisiologiche per valutare correttamente quello abbiamo ingerito. Questo spiega perché molte persone non si accorgono se il caffè che hanno bevuto al bar era buono oppure no;
- avere il coraggio di rifiutare l’invito a mangiare un panino al volo in piedi al bancone, o il trancio di pizza in piedi ai tavolini rotondi del autogrill.
Spesso il problema è la qualità di quello che introduciamo e i nostri sensi hanno tutte le capacità necessarie ad accorgersene se noi rispettiamo la fisiologia!
Dott.ssa Maria Laura Pastorino
- Biologo Nutrizionista
- Fitness coach
- Medicina sistemica- PNEI
Sono biologa nutrizionista specializzata nella Medicina Sistemica, nella Neuroendocrinoimmunologia, nel rapporto tra lo stress il sistema di reazione e tutti i cambiamenti nella composizione corporea che questo comporta.